Villa Pisani Bonetti

Andrea Palladio

Villa Pisani Bonetti

Separata da Bagnolo solo dal fiume Guà, sorge la bellissima villa Pisani Bonetti, capolavoro giovanile di uno dei più grandi architetti della storia: Andrea di Pietro dalla Gondola, detto Palladio.

La storia della villa è strettamente collegata a quella dell’abitato di Bagnolo e del suo territorio: i Pisani, facoltosa famiglia veneziana, acquistano il feudo per coltivarci il riso, data la grande quantità d’acqua presente nella zona.

Palladio inizia a lavorare al progetto intorno al 1542, inserendo tutti quegli elementi architettonici classici che aveva potuto ammirare durante il suo primo viaggio a Roma.

Ecco allora che la facciata principale (ora soffocata dall’argine del fiume, innalzato nell’ottocento per proteggere dalle inondazioni del fiume Guà) assomiglia più ad un arco trionfale romano a tre fornici, ad una porta cittadina, che all’entrata di una casa.

Le lesene di ordine dorico che emergono dai pilastri, il bugnato rustico che decora il settore centrale, le eleganti balaustre e la scalinata semicircolare centrale decorano l’ingresso, coronato da un architrave movimentato da triglifi su cui poggia un frontone triangolare con, al centro, lo stemma dei Pisani.

Le architetture del Palladio dialogano sempre col paesaggio che le circonda: in questo caso la facciata, prima dell’innalzamento degli argini, fungeva da quinta scenografica per una strada che ancora oggi corre perfettamente diritta per cinque chilometri, lungo il tracciato dell’antica centuriazione romana.

Gli elementi tipici della poetica palladiana a Bagnolo sono già tutti presenti: la perfetta simmetria (ancora sulla facciata principale, ma anche all’interno); gli elementi architettonici classici (la loggia biabsidata della loggia, le finestre termali del salone centrale, le volte a botte che si uniscono in una crociera) e la semplicità delle forme (la ripetizione di soli tre moduli architettonici nella realizzazione della pianta del piano nobile).

I dipinti all’interno, presenti solo nel grande salone centrale e in un’altra stanza, sono stati attribuiti a Francesco Torbido, detto il Moro, pittore allievo di Giulio Romano nella seconda metà del cinquecento; i temi rimandano a storie legate all’acqua (leggenda di Fetonte) ed alla vita in villa (forse ispirati al Decameron di Boccaccio, nella piccola “sala della musica”), attorniati da grottesche, molto di moda in quegli anni.

Le altre sale della villa si sviluppano simmetricamente attorno al salone: da segnalare la “sala delle mappe”, che presenta alcune interessanti mappe d’epoca alle pareti ed il cucinone, con un bellissimo lavamani che si ipotizza esser stato modellato dallo stesso Andrea Palladio (che era pur sempre uno scalpellino).

Negli ultimi anni l’offerta turistica e culturale della villa si è notevolmente ampliata grazie alle frequenti mostre di arte contemporanea e ad un’offerta didattica indirizzata ai ragazzi di scuole primaria e secondaria.

nobile famiglia veneziana

La famiglia Pisani

La storia di Lonigo si incrocia con quella della nobile famiglia veneziana dei Pisani a partire dal 1523: è il 3 novembre di quell’anno, infatti, che Zuanne (Giovanni) Pisani acquista il feudo di Bagnolo dalla Repubblica di Venezia, che l’aveva confiscato ai Nogarola, colpevoli di tradimento nei confronti della Serenissima. I Pisani diventano proprietari di 1200 campi e del vecchio palazzo dei Nogarola e acquisiscono il titolo di “conti di Bagnolo” con tutti i diritti feudali ad esso connessi.

Alla morte di Zuanne, i possedimenti di Bagnolo passano ai suoi figli maschi ( Vettore, Marco e Daniele) che, nonostante la giovane età, si dimostrano molto intraprendenti: nel 1542 affidano ad Andrea Palladio la costruzione della casa padronale di Bagnolo (Villa Pisani) e delle immense barchesse; ingrandiscono i propri possedimenti acquistando centinaia di nuovi campi; si fanno costruire un palazzo nel centro di Lonigo (Palazzo Pisani, seconda metà degli anni Cinquanta del ‘500) e una villa su un colle vicino (la Rocca Pisana, 1576), opera di Vincenzo Scamozzi.

Il più imponente degli interventi operati dai fratelli Pisani è la colossale bonifica delle terre acquitrinose di Bagnolo: fanno sistemare argini e chiaviche, scavare fossati e deviare torrenti dando al territorio l’aspetto attuale.

L’acqua diventa la grande risorsa della loro azienda agricola: è l’elemento fondamentale per la coltivazione del riso, che proprio i Pisani introducono nella terra leonicena e che in breve diventa la voce principale delle loro entrate, rimanendo tale per secoli.

Nel corso dei secoli successivi le fortune economiche della nobile famiglia sono decisamente altalenanti. Tra la fine del ‘500 e l’ultimo quarto dell’800 si susseguono fasi di difficoltà e di grandezza (per esempio, a metà del ‘700 l’azienda di Bagnolo raggiunge quasi i 2000 campi: non era mai stata così grande). Il XIX secolo è un secolo duro per tutto il Veneto, ma l’azienda di Bagnolo regge il colpo.

Nel 1874 Vettore Daniele muore senza aver messo al mondo un erede maschio: la famiglia Pisani si estingue e le proprietà di Bagnolo e Lonigo passano alla nobile famiglia padovana dei De Lazara. I beni dei Pisani vengono ereditati dai quattro figli di Cornelia che, dopo un’iniziale gestione comune, optano per la separazione dell’immenso patrimonio. Nel corso del ‘900 gran parte dei terreni agricoli dei Pisani viene messa in vendita, mentre i beni rimanenti passano da un erede all’altro fino alla situazione attuale: il palazzo Pisani è di proprietà del Comune di Lonigo dal 1926; la villa di Bagnolo rimane ai discendenti dei Pisani fino al 1999, quando viene venduta alla famiglia Bedeschi – Bonetti; la Rocca, le barchesse di Bagnolo e un’ampia tenuta agricola sono attualmente gestiti dal conte Pietro Leopoldo Ferri da Lazara, ma quando la linea maschile dei conti Ferri si estinguerà, tutte le proprietà passeranno all’Ordine di Malta.

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