Localita’ Madonna
Localita’ Madonna
Santuario della Madonna dei Miracoli
A circa due chilometri dal centro storico di Lonigo, in località Madonna, lungo la strada provinciale che conduce a San Bonifacio, è situato il santuario della Madonna dei Miracoli. Il luogo di culto attuale fu eretto tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo su un’antica chiesa benedettina dedicata a San Pietro, per devozione a un’immagine della Vergine, che alla fine del Quattrocento fu al centro di un evento miracoloso.
Nel 1444 i monaci Olivetani erano subentrati ai benedettini nell’abbazia di Santa Maria in Organo a Verona e quindi anche nei suoi possessi sul territorio, tra cui Villanova di San Bonifacio e Lonigo, che assegnarono ad un rettore. Alla fine del secolo la chiesa di San Pietro era trascurata, abbandonata, senza porta, aperta a tutte le ore del giorno e della notte.
Vicino alla chiesa esisteva un’antica immagine della Madonna dipinta su muro: la Vergine assunta ai piedi dell’albero della vita; alle sue spalle, tra i rami, Cristo crocefisso e gli apostoli. Questa immagine sarà la protagonista della rinascita del convento e della chiesa.
Il paese di Madonna delimita il confine occidentale del comune di Lonigo e della provincia di Vicenza, verso San Bonifacio e Verona. Nelle antiche mappe del territorio la località viene chiamata il Pavarano, idronimo oggi rimasto nel nome di una via del paese, che rimanda alle caratteristiche acquitrinose del territorio. Il toponimo permane fino alla fine del XV secolo, quando il centro assume l’attuale denominazione in seguito agli eventi miracolosi attribuiti ad un’immagine della Vergine attorno alla quale è sorto il santuario dedicato alla Madonna dei Miracoli.
primo maggio 1486
Il miracolo
Il primo maggio 1486 la Madonna dipinta fu oltraggiata con bestemmie e sfregiata con un pugnale da due calzolai veronesi che poco prima avevano ucciso un compagno di viaggio per rapinarlo. L’Immagine portò la mano sinistra all’occhio ferito, mentre dall’altra ferita sul petto sgorgavano gocce di sangue. Gianantonio e Guglielmo, gli autori della profanazione, fuggirono. Gianantonio riuscì a far perdere le sue tracce, mentre Guglielmo, che si era rifugiato nell’abbazia di San Zeno, fu catturato, torturato, processato e giustiziato a Verona il 5 maggio. Il fatto ebbe una vastissima risonanza e già il 24 maggio il rettore del neonato santuario rinunciò al beneficio sulla chiesa di San Pietro in favore dell’abate di Santa Maria in Organo per il grande afflusso di fedeli che non poteva più gestire da solo.
devozione popolare
Le guarigioni/ la devozione
Sette giorni dopo, il 7 maggio 1486, avvenne la prima guarigione: Stefano Cavaccione da Zimella fu risanato in seguito alle preghiere rivolte alla Vergine di Lonigo dopo un grave incidente a cavallo che lo rese invalido. Fin da subito la devozione popolare si manifestò vivace e assidua, con l’arrivo di pellegrini, donazioni testamentarie per la ricostruzione della chiesa, grandi processioni devozionali organizzate dalle comunità del territorio e offerta di ex voto, offerti alla
Madonna ormai popolarmente indicata come la Madonna dei Miracoli di Lonigo.
La fama taumaturgica della Madonna di Lonigo si consolidò da subito, grazie all’opera degli Olivetani. I monaci ebbero un ruolo chiave nel rinnovamento del santuario e nella diffusione della devozione all’immagine sacra che si sviluppò ben oltre i confini del territorio per assumere una dimensione nazionale, sfruttando la rete di monasteri dell’ordine che faceva capo all’abbazia di monte Oliveto Maggiore (SI). Le festività dell’Annunciazione (25 marzo), dell’Assunzione (15 agosto) e della Natività di Maria (8 settembre) assunsero sempre maggiore rilievo, perché in corrispondenza di queste feste si svolgevano importanti fiere presso il santuario.
Già nei primi decenni del Cinquecento numerosi erano i pellegrini e le testimonianze di devozione da altre regioni italiane, confermate dalla documentazione e dagli storici coevi. Nel 1510 la nobildonna romana Angiola venne a Lonigo da Roma per chiedere la guarigione di un cancro al seno.
Gian Giacomo Trivulzio dedicò alla Vergine di Lonigo, conosciuta certamente in seguito alle campagne militari nel territorio, un altare del suo mausoleo nella basilica di San Nazaro Maggiore a Milano corredandolo di un dipinto su tela che ritrae l’immagine leonicena. Impressa nella memoria degli storici vicentini del XVII secolo rimase la processione di Federico Gonzaga, che nel 1520 da Mantova raggiunse la Madonna di Lonigo con la sua corte lasciando in dono dei preziosi paramenti, oggi purtroppo dispersi.
Il santuario di Lonigo era diventato uno dei grandi poli mariani del Veneto. Anche papa Paolo V nel 1618 onorò l’Immagine con una triplice corona d’oro, perle e pietre preziose.
La devozione alla Madonna di Lonigo continuò nei secoli, finché le soppressioni del Senato veneziano del 1768 colpirono anche il monastero leoniceno, chiuso nel 1771, tanto che nel 1773 il nobile Marco Balbi Valier acquistò la chiesa e il monastero tolti ai monaci; l’intero complesso rimase sotto il controllo di questa famiglia fino al tardo XIX secolo. Questi eventi, insieme alla costituzione della parrocchia nel 1955, hanno relegato la grande devozione dei secoli precedenti ad un ambito più strettamente locale, percepibile in modo netto e immediato a partire dalla fine del Settecento nel drastico calo del numero di ex voto donati e conservati nel santuario.
architettura quattro-cinquecentesca
L’edificio
Sotto il profilo architettonico l’edificio si qualifica come uno delle più interessanti architetture quattro-cinquecentesche del territorio vicentino per la grandiosità e l’equilibrio rinascimentale delle proporzioni. L’ampliamento dell’edificio sacro iniziò a ridosso del miracolo, tanto che la nuova chiesa fu inaugurata già nel settembre 1488. La grande struttura di chiara impronta rinascimentale, tradizionalmente assegnata a Lorenzo da Bologna e Alvise lamberti da Montagnana, si sviluppò intorno all’immagine miracolosa innestandosi alla primitiva chiesa gotica. Il lato sud è caratterizzato da una elegante facciata lombardesca scolpita in pietra di Vicenza attribuita al Lamberti. L’apparato decorativo interno è generalmente attribuibile all’ambiente degli scultori lombardeschi attivi nelle principali chiese di Vicenza tra Quattro e Cinquecento.
Il fulcro della chiesa è la cappella-santuario che protegge l’affresco miracoloso, inglobato nella parete destra della piccola abside. La cappella è impreziosita da un accumulo di decorazioni che hanno trasformato e abbellito lo spazio sovrapponendosi armoniosamente dalla fine del Quattrocento a tutto l’Ottocento. Degni di nota la bella pergula quattrocentesca in marmo rosso dorato attribuita al Lamberti e la decorazione a stucco barocca di ambito veronese della volta che copre la precedente decorazione ad affresco di metà ‘500 attribuita a Domenico Brusasorci, oggi solo in parte visibile nella lunetta superiore della parete di fondo.
Nel 1887 questi stucchi furono ampiamente restaurati sotto la direzione del pittore Rocco Pittaco, che ebbe l’incarico di dipingere anche i due monocromi con Storie del Santuario, alla parete nord della cappella e di preparare il cartone per il mosaico inserito sopra l’altare della cappella che riproduce la celebre immagine della Madonna.
La navata principale è decorata nell’abside dell’altar maggiore da architetture dipinte di ambito lombardo con scenografico effetto trompe l’oeil (1720-1730 ca.), che creano una sfarzosa cornice per la pala dell’Assunta di Francesco Montemezzano (1593).
Il santuario è oggi sede di una delle più rilevanti raccolte di tavolette votive dell’Italia settentrionale. La stupefacente collezione copre un arco temporale di cinque secoli, dalla fine del Quattrocento alla fine dell’Ottocento, e comprende 360 ex voto dipinti su tavola e su tela, oltre 250 ex voto anatomici su lamina, gioielli, lampade votive, cuori d’argento, ricami, stendardi, ex voto oggettuali, conservati nel museo annesso al santuario e in chiesa. Sono solo un residuo di quello che era un patrimonio certamente molto più vasto, poiché le fonti seicentesche testimoniano la presenza di doni votivi oggi non più rintracciabili, molti dei quali di tipologie diverse da quelle rimaste al santuario: calici, paramenti, sculture in legno, argento o cera che riproducevano la Madonna o le parti del corpo guarite.
Per informazioni: www.madonnadeimiracoli.org
Se allarghiamo lo sguardo al territorio di Lonigo scopriamo delle affinità tra le decorazioni floreali in pietra del santuario e altre chiese leonicene. Gli stessi motivi floreali che troviamo nei sottarchi della chiesa ricorrono in altri edifici coevi: nell’intradosso della prima cappella a sinistra della chiesa di San Daniele, nell’altare della cappella privata della Rocca Pisana, nelle lesene esterne dell’abside della chiesa di San Fermo a Villa Giovannelli. Indizi che ci fanno pensare all’utilizzo delle stesse maestranze di lapicidi nei vari cantieri della città. (da corredare con foto di confronto dei particolari)