Variante dei Mulini - I mulini di Alonte
(4) - (5)
Questa deviazione consente di conoscere un po' più da vicino alcuni aspetti culturali propri dell'ambiente attorno ad Alonte (4).
Giunti al Valico di Corlanzone che collega Alonte con Lonigo si abbandonano i segnali del Sentiero 45 per scendere in direzione del locale cimitero. Oltrepassato il camposanto si prende Via Molini che risale dolcemente l'omonima valle.
Anche qui, come in altri luoghi dei Berici, la presenza di abbondante acqua sorgiva perenne ha favorito in passato l'insediamento di alcuni mulini (5).
S'incontreranno sulla sinistra tre edifici equidistanti che furono altrettanti mulini azionati dall'acqua di una roggia, qui chiamata ``Rio``. Durante il secolo scorso finirono per essere condotti tutti dalle famiglie Pozza, mugnai del luogo (alcuni soprannomi nati Carlini, da quando un Pozza sposò la figlia di un certo Carlo Spaliviero detto Conte Carlino).
Il primo che si incontra era all'inizio dell'800 di proprietà di Pedrin Francesco, poi passato a un tale Dottor Vanzetto. La sua ruota ``a spinta`` si fermò nel 1966 dopo aver macinato granaglie per tutta la zona fino a Sossano e Bagnolo. Oggi è irriconoscibile perchè completamente adattato ad abitazione: parti di macine e altri elementi lapidei sono sepolti sotto il cortile.
Il secondo mulino conserva ancora il suo aspetto rurale. Due secoli fa era di un Trevisan detto Cassandrin. Fu mulino da grano a due ruote, una per il ``bianco`` (frumento per farina da pane e pasta) e l'altra per il ``giallo`` (granoturco per farina da polenta e crusca o per altri cereali). Trasformato a una sola ruota idraulica ``a peso`` (cioè con l'acqua che arrivava da sopra) verso la seconda guerra mondiale dal noto artigiano Callisto Peloso da Grancona, finì la sua attività con la scomparsa dei fratelli Pozza che nel 1985 erano ancora orgogliosi di mostrare il buon funzionamento del loro mulino (a Sergio Pozza mancavano pollice e indice della mano destra, perduti a otto anni giocando tra gli ingranaggi del mulino di suo zio). Da quegli anni la ruota in legno e ferro di 4,2 metri di diametro giace immobile sul retro dell'edificio, awolta dalla vegetazione e dalle incrostazioni, inutilmente percorsa dall'acqua del Rio.
Il mulino vicino alla sorgente era a una sola ruota di 5,2 metri di diametro le cui tracce sono ancora visibili tra le vistose concrezioni sul lato nord.
Originariamente era un semplice edificio a pianta quadrata costruito apposta per una sola coppia di mole ed era dell'Arcipretura di Alonte; quando si macinava, il conduttore riposava in una cameretta nel sottotetto. Successivamente lo stabile fu ampliato con casa e stalla abitata stabilmente da una famiglia di mugnai. Allontanatesi gli ultimi due fratelli Pozza (scapoli anche questi come molti altri mugnai dell'ultimo periodo), le adiacenze sono state adibite ad alle vamento di trote data la quantità d'acqua disponibile, ma oggi è ritornato tutto in abbandono.
Fuori dalla valle e verso il paese un rusticale ancora riconoscibile è cono sciuto come La Pila. Qui una ruota, spinta dal Rio, permetteva di ``pilare`` il riso che si coltivava nelle risaie della famiglia Revese a cui l'im pianto apparteneva. Passò poi a certi Dal Bosco e in ultimo alla famiglia Contro.
Un'altra pila da riso era presente nel primo '800 nelle proprietà dei Trevisan (Camillo e fratelli) a sud del paese dove ancor oggi sul retro dell'antica casa padronale scorre il Rio, anche se ormai completamente intubato.
Gli ultimi mugnai di Alonte recitavano con piacere una breve loro filastrocca che identificava luoghi e azioni di un mondo ormai scomparso: ``Su che andrem I Se podarem I Possa non possa I Un gran alla volta.
(Primo mulino in alto con tanta acqua dove si poteva sempre macinare / Secondo mulino ben dotato ma meno alimentato del primo / Terzo mulino dove la forza idraulica diminuisce (``Possa`` allude ai Pozza) / Ultimo mulino dove l'acqua con poca energia poteva azionare solo i ``piloni`` per il riso).