Gradevole escursione appena fuori il centro storico. Anche i colli di Lonigo riservano numerose sorprese a chi ama la natura e vuole riscoprire l’interazione uomo-ambiente nella realtà odierna e attraverso le tracce del passato.
Gradevole escursione appena fuori il centro storico. Anche i colli di Lonigo riservano numerose sorprese a chi ama la natura e vuole riscoprire l’interazione uomo-ambiente nella realtà odierna e attraverso le tracce del passato.
nel percorso
Punti di osservazione
Partenza a piedi da Piazza Garibaldi (1). Si percorre via Garibaldi, che rappresenta ancora la struttura medievale dell'antico borgo all'interno dell'antico castello. Ai due lati della via, sotto i porticati, vi sono i tipici negozi.
Si continua per via Ognibene, si attraversa la strada e ci si trova davanti all'entrata monumentale di Villa San Fermo (2). Si procede ora in salita per via Carlo Ridolfi. Dopo qualche decina di metri si gira a sinistra e si sale per via San Fermo; si avanza per una stradina ciottolata e, poco più avanti, si arriva all'entrata principale che porta all'interno della proprietà ed alla Villa San Fermo (3).
Ci troviamo ora nel parco ``Ai Cappuccini`` (4) di recente realizzazione, voluto dall'Amministrazione Comunale di Lonigo con lo scopo di rendere accogliente questa area che fino a poco tempo fa era fortemente degradata.
Si imbocca ora la pista pedonale che segue la strada asfaltata. Alla prima curva si possono osservare affioramenti di rocce sedimentarie appartenenti al Priaboniano (5); poco più avanti, sulla destra, si passa vicino alla pista di skate-board per ragazzi e ad un piccolo anfiteatro all'aperto. Si salgono alcuni scalini in cemento, si tiene la sinistra e si imbocca una caratteristica scalinata in pietra tenera: si arriva così davanti all'entrata della chiesa di San Bonaventura, il convento dei Cappuccini (6) e San Colomba (7), (fino a poco tempo fa la chiesa e il convento erano abbandonati, ora sono in fase di restauro).
Sulla muraglia di recinzione della Villa San Fermo sono presenti numerose piante di capperi (Capperis spinosa) (8), pianta che predilige ambienti aridi, caldi e soleggiati.
Si va ancora avanti percorrendo la stradina pedonale e, dopo poco, posizionandosi sotto ad un grosso albero di Spaccasassi (Celtis australis) si può godere con lo sguardo la veduta della Rocca Pisana (9).
La villa si trova sul cucuzzolo del monte, quasi arrotondato, il cui profilo degrada dolcemente verso la pianura tra filari di siepi e terrazzamenti una volta coltivati. Si procede in un tratto piano, si possa davanti al cancello di entrata che conduce alla Rocca Pisana, con a fianco un capitello a nicchia incastrato nel muretto dell'arcone che ospita l'immagine della Madonna.
Si procede per pochi metri e lo sguardo spazia maestoso verso il piano alluvionale sottostante (10); più in là il territorio della Lessinia vicentina e veronese, sullo sfondo da sinistra a destra i rilievi montuosi del Monte Baldo, del monte Carega, del Sengio Alto, del Pasubio, del Monte Novegno, della Pria Forà, dell'Altipiano dei Sette Comuni (Asiago) e, più a destra, del Monte Grappa.
Da questo punto, si vede anche la cantina dei Colli Berici (11). Sulla destra, sopra l'argine di terra, la recinzione che delimita la proprietà della Rocca Pisana è formata da uno sbarramento vegetale tra le cui piante incuriosisce la Maclura pomifera, pianta spinosa che produce strani frutti non commestibili.
Si prosegue fino alla curva a destra: a sinistra si trova casa Dal Grande in località Cenghia (12). Sulla parete dell'abitazione affacciata alla strada si vede incastonata uno croce in legno, messa lì dalla famiglia Dal Grande per proteggere lo casa dai disastrosi bombardamenti alleati nel corso del 1944. Il crocefisso ebbe il suo effetto: l'abitazione ne uscì senza danni. Dopo la curva si prosegue dritti ancora per strada asfaltata, aggirando il monte della Rocca.
Poco più avanti, al capitello eretto dalla famiglia Pasqualotto (13), si gira a sinistra e subito ancora a sinistra e per un sentiero si penetra in un bel bosco ceduo di carpino nero (Ostrya corpinifoglia). Più in là si incrocia una strada sterrata che dalla ex Trattoria alla Rocca porta in località Grotte di Sarego.
Si percorre la strada sterrata in salita (14) (in questo tratto, ai margini della strada, in primavera fioriscono le orchidee), si supera la curva a destra e subito a sinistra si può vedere una dolina di piccole dimensioni (15).
Si prosegue ora diritti, abbandonando la strada sterrala e percorrendo una capezzagna che porta ad un palazzo. Arrivati davanti a questo edificio (16), con discrezione si possono osservare il vecchio pozzo, la parte esterna dell'edificio e le strutture adiacenti.
Da questo punto si procede ora verso sinistra rispetto al percorso di arrivo percorrendo una stradina di compagna pressoché in piano in un ambiente bello e rilassante. Dopo una curva sulla destra, si sale un po' e poco dopo si incrocia una strada a fondo naturale di roccia che collega le Balestre al Monte Bandiera. Qui si possono fare alcune osservazioni sulla flora spontanea a carattere mediterraneo. Anche in questo punto in primavera si trovano numerose specie di Orchidee (Orchis morio e Orchis tridentata).
Si tiene la destra, si scende per qualche metro e si prosegue pressoché in piano. A sinistra si vede un grande appezzamento di terreno (17) coltivato e contornato dal bosco: è una delle tante migliorie di riassetto del terreno effettuate sui Berici (si estrae la porte rocciosa e poi si ricopre il tutto con terreno fertile, pronto ad essere coltivato).
Un po' più avanti si arriva alle Cà Longhe (18), (accorpamento di abitazioni, annessi rustici e altri manufatti, da poco restaurati).
Si prosegue oltre per strada sterrata, si penetra in un bel bosco e poco dopo si arriva allo strada che collega la località Acque al Buso dello Giaretta. Si attraversa la strada, si prende la strada sterrata di sinistra che prosegue fino ad arrivare a contrà Sandri al Monte Bandiera (19). Il fabbricato è di modeste dimensioni, completo e funzionale (abitazione, cantina, stalla, fienile, portico e annessi rustici). Superata contrà Sandri, si procede in discesa e, poco dopo, sulla destra, prima di arrivare alla contrà Trestini Soldà si può vedere un caratteristico pozzo coperto (20), costruito dai residenti all'inizio del '900 . Pochi metri più in basso la caratteristica contrà Trestini Soldà, da poco restaurata, (molto simpatico il capitello sulla strada, costruito con blocchi di pietra sovrapposti).
Dalla parte opposta rispetto alla contrà, adiacente alla strada sono ben visibili affioramenti di tufite (21) (materiale eruttivo prodotto da eruzioni vulcaniche in ambiente sottomarino). Prestando attenzione, appeno superata la contrà Trestini Soldà si gira a destra (tabella sentiero 41) e si procede ai margini del vigneto, fino arrivare ad una radura.
La si supera, si incrocia un sentiero, lo si percorre verso sinistra e subito dopo a destra. Poco più avanti si arriva alla contrà di via Monte Bandiera (22) .
Dopo una breve sosta per l’osservazione del complesso architettonico, si va avanti percorrendo la strada sterrata e, dopo una curva sulla sinistra, si arriva all'incrocio con la strada che collega le località Acque e Botteghino. Si gira a destra, si prosegue per strada asfaltata. Poco più avanti si gira a destra e, dopo una ventina di metri, si arriva alla fontana delle Acque di Lonigo (23).
La fontana è proprietà privata e attualmente si trova in un profondo strato di degrado e abbandono: per la suo storia e il luogo in cui si trova meriterebbe più attenzione e rispetto. Qui, fino a qualche anno fa, esistevano dei grossi alberi di pioppo, ora scomparsi. Rimangono comunque presenti ancora oggi un grosso albero di Taxodium distichum, alberi di gelso (Morris alba) e alberi di Celtis austrolis.
Si prosegue per un po' in salita e, primo del tornante, si gira a sinistra e si scende per via Scaranto Sordina (24). A sinistro, un po' più in bosso, si intuisce l'area di una vecchia cava di argilla ora bonificata con apporto di terreno fertile. Si percorre quindi una stradina un po' dissestata a fondo naturale di roccia, dove affiorano brecce vulcaniche inglobate nella tufite (25).
Variante: percorrendo una stradina sulla sinistra poco visibile si sale al Monte Oselliera (26) dove nel 1913 è stata issata una croce, prima in legno e poi sostituita in ferro a ricordo dell'editto di Costantino che nel 313 liberalizzava il culto cristiano.
Ritornati sulla stradina di via Scaranto Sordina, si continuo a scendere fino ad incrociare la strada che da Lonigo sale alla località Acque. Si attraversa la strada e si prosegue diritti fino ad arrivare al Convento di San Daniele (27); qui consigliamo uno visita alla chiesa. Dal piazzale della chiesa di San Daniele, si può ammirare la Rocca Pisana, Villa San Fermo con la chiesa e il convento dei Cappuccini e il Corrubbio (28).
Si prosegue per la strada principale, si passa davanti al capitello di Sant’Antonio, si scende un po’ e si percorre via San Daniele (29), zona residenziale costruita negli anni 1955-60.
A metà della vi, sulla destra, c’è un capitello a edicola (30), con all’interno un crocifisso e due statue lignee. Si procede, si supera via San Francesco, si gira a sinistra e si entra nuovamente in centro storico.
fine
INDIRIZZO |
Via tal dei Tali, 102 |
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Orari |
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Date |
Aperture straordinarie: lunedì e martedì festivi, martedì di agosto. |