Il paesaggio tra pianura e collina
Il paesaggio tra pianura e collina
Lonigo sorge tra pianura e collina all’estremità sud occidentale dei Colli Berici. La straordinaria ricchezza naturalistica di questi colli è patrimonio europeo e rientra nella rete Natura 2000 per la tutela del territorio e della biodiversità. Considerato il forte impatto dell’uomo nella pianura padana, i Colli Berici costituiscono una vera e propria oasi per la tutela di ambienti naturali e della loro flora e fauna.
l’ambiente
il clima e la geologia
Il clima è di tipo continentale – temperato; geologicamente i Colli Berici sono di natura prevalentemente calcarea, dove l’acqua scompare velocemente dagli strati superficiali per insinuarsi nelle grotte e ricomparire in pianura.
Questi elementi danno origine a formazioni boschive caratterizzate da specie termofile e xerofile dove dominano la roverella, il carpino nero e l’orniello. Purtroppo le specie nostrane sono sostituite in molte zone dall’avanzare della robinia e dell’ailanto. Altri incontri frequenti sono il bagolaro (o spacasassi) con le sue bacche nere commestibili, il biancospino, il nocciolo.
Nei versanti più a nord, più freschi ed umidi, si possono incontrare il carpino bianco, il castagno, la farnia e il sambuco nero. In autunno lo scotano contribuisce a colorare di rosso intenso i nostri colli, insieme alla marruca dai curiosi frutti a forma di moneta e al terebinto o pistacchio selvatico.
Innumerevoli sono poi i fiori; stagione particolarmente ricca è la primavera, il cui arrivo è segnato dalla comparsa di boccioli di elleboro verde, di epatiche dal tenue color violetto, di primula comune e dei “galeti” (o colombina cava) che tappezzano il sottobosco di colori che vanno dal rosa al bianco. Più raro è incontrare il bel fiore di color viola intenso della pulsatilla montana, specie solitamente presente a quote più elevate nelle vicine Prealpi. Da non perdere in questo periodo è la fioritura della “scarpete dea madona” o bellavedova, specie mediterranea naturalizzata in alcune zone del nord Italia con un fiore simile a quello del giaggiolo, con petali che paiono di velluto di colore nero-purpureo.
Molte sono le piante tradizionalmente usate in cucina. Tra le più comuni si ricordano: tanoni (germogli del tamaro), bruschi o turioni del pungitopo, bruscandoli (germogli del luppolo), pissacani (tarassaco), sparasine (asparago selvatico), carletti o schiopettini (foglie di Silene vulgaris), rampussoi o raperonzoli. L’elenco di erbe ad uso alimentare è ancora lungo, ad esempio ortica, origano, timo, finocchio selvatico, aglio orsino, bardana, chenopodio, convolvolo, malva, melissa, rafano e molte altre.
Veri e propri gioielli della nostra flora sono le orchidee spontanee. Il territorio leoniceno ne conta ben 18 specie. La maggior parte di esse cresce su incolti assolati e aridi. Altre si trovano appena all’interno del bosco. Sono fiori tra i più preziosi, colorati e suggestivi. Tra le più comuni vi sono l’orchidea piramidale, l’orchidea tridentata, l’orchidea pagliaccio (o giglio caprino) che popolano interi prati con i loro fiori dal bianco al rosa, al rosso porpora al viola da maggio a giugno. Ci sono specie curiose come il barbone di bosco, i cui numerosi fiori hanno un petalo centrale (labello) stretto e allungato come una barba o l’orchidea scimmia dal labello a forma di omiciattolo; specie senza foglie come il fior di legna dai bellissimi fiori color viola-porpora che vive grazie alla simbiosi con particolari funghi del sottosuolo; altre con spighe maestose di fiori quali l’orchidea maggiore; altre ancora con uno sperone lunghissimo adattate all’impollinazione per mezzo della lunga spiritromba delle farfalle.
E poi vi sono le ofridi, veri e propri capolavori della coevoluzione tra piante e insetti; si tratta di specie (fior d’ape, fior di bombo, fior di ragno, fior di mosca) il cui labello è conformato in modo tale da simulare l’addome della femmina di un insetto che fungerà da impollinatore nel vano tentativo di “accoppiarsi” con il fiore. Sono specie molto sensibili che soffrono l’impatto dell’uomo, in particolar a causa dell’abbandono delle pratiche agro-pastorali tradizionali e la conseguente perdita di habitat per l’avanzare del bosco e della raccolta sconsiderata da parte degli escursionisti. Si ricorda pertanto che, come per ogni altro fiore spontaneo, il miglior modo per coglierlo è attraverso l’obiettivo.
gli animali di Lonigo
la fauna
La fauna risente della trasformazione radicale del territorio dei colli da parte dell’uomo nel corso dei millenni. Tra i mammiferi di media taglia sopravvivono la volpe, il tasso, la faina e la donnola. Vi sono alcuni esemplari di capriolo. Molto diffusa è la lepre. Riccio, talpa e toporagno vivono sia sui colli che in pianura. Airone cenerino e garzetta sono diventati piuttosto comuni sulle rive del fiume Guà.
Sui colli nidifica il falco pecchiaiolo e, anche in pianura, si può frequentemente osservare la poiana. Tra i rapacinotturni la specie più comune è l’allocco nei boschi, mentre negli spazi aperti delle campagne vivono il barbagianni, la civetta e il raro assiolo. Frequenti inoltre sono l’upupa, la cornacchia grigia, lagazza e la tortora.
Tra le specie più comuni ci sono il rondone, l’allodola, la rondine, il codibugnolo, la cinciallegra, la cinciarella, lo storno, il fringuello, il cardellino, il merlo, l’usignolo e il pettirosso. La taccola nidifica nelle torri leonicene. Fagiani e quaglie sono stati introdotti per scopi venatori. In estate il silenzio della notte è interrotto dal canto del cuculo.
Tra i rettili troviamo il serpente biacco maggiore, il comune ramarro, la lucertola muraiola e l’orbettino. Frequenti sono le rane rosse e verdi e il rospo comune.
Vista l’incredibilità varietà di habitat e microambienti, numerosissimi sono gli organismi ancora da citare, ad esempio le specie di invertebrati, alcune tipiche dell’area mediterranea. Innumerevoli sono infine le specie di funghi, muschi e licheni (speciali funghi in simbiosi con alghe) presenti in qualunque habitat e che, assieme agli altri organismi vegetali e animali, costituiscono questo incredibile mosaico di biodiversità che sono iColli Berici, di cui il territorio leoniceno fa parte.